Il mondo carcerario è una realtà, un ecosistema a sé stante all’interno delle dinamiche di una società, difficile da figurare per chi non ha avuto un’esperienza diretta al suo interno. Stigmatizzata, satura di pregiudizi, emarginata. Gian Luca Boggia interverrà sul palco di This Must Be the Place per stimolarci a ripensare un luogo come il carcere e raccontarci il contributo della sua cooperativa all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, conosciuta come carcere “Le Vallette”.
Ci racconti in poche frasi cosa sta significando per te essere relatore di TEDxTorino?
“Essere relatore di TEDxTorino è come costruire un nuovo ponte tra la realtà che vivo tutti i giorni e il “resto del mondo”. Chi si occupa della mia materia spesso ne può parlare solo con un cerchia ristretta di addetti ai lavori. Ma per cambiare le cose il megafono va indirizzato nella direzione opposta. Verso chi non ne sa niente, verso chi non ci ha mai pensato, verso chi è scettico.
Per questo TEDxTorino mi sembra il posto migliore per gettare il mio sasso nello stagno.
Avere l’opportunità di essere ospite di un format così ispiratore, trasversale e globale poi, è motivo di grande soddisfazione.”
Cosa ti aspetti dalla giornata del 29 gennaio?
“Far parte di un grande evento. Incontrare persone e idee che magari finora mi hanno solo sfiorato.
Ispirare ed essere ispirato.”
Pensando a ciò che racconterai sul palco di TEDxTorino ma immaginando di essere su una ribalta simile tra dieci anni, cosa ti piacerebbe poter raccontare?
“Tra dieci anni vorrei tornare per raccontare che esiste un carcere diverso e che l’idea che abbiamo raccontato nel 2017 ha contribuito a cambiarlo.”
Qual è la prossima sfida che dovrai affrontare?
“Far crescere la rete di economia carceraria italiana. Ma consapevole del significato del carcere di oggi, sia da un punto di vista strettamente penalistico che sociologico.”
Giochiamo allo “speed date delle idee”, scorrendo gli altri ospiti di TEDxTorino con chi ti piacerebbe fare una chiacchierata durante la conferenza?
“Potrei dire che non c’è speaker con cui non vorrei fare una chiacchierata. Però tiro fuori l’anima sportiva che c’è in me e dico Mauro Berruto perché parlare di sport, di cultura sportiva, è sempre gratificante.”
Il 29 avrai l’occasione di essere avvicinato da coloro che hanno assistito al talk, c’è una domanda che ti piacerebbe ti facessero?
“Già un “mi racconti di più sul carcere?” per me sarebbe un bel risultato. Oltre ai numeri, all’economia di cui parlerò, è un mondo che può interagire con il territorio e la comunità che gli sta intorno.”
This must be the place? Quali sono tre parole importanti che contraddistinguono quello che dovrebbe essere IL POSTO secondo te?
“Lavora, crea, cambia.”
Quale oggetto non può mancare nel TUO POSTO?
“Lavoro in un posto dove nulla è scontato e all’ingresso si depongono armi e smartphone!
Non può mancare, però, un attrezzo per lavorare: una macchina da cucire, un cacciavite, un barattolo di vernice. Strumenti che nel mondo reale sono la normalità in carcere possono trasformarsi in qualcosa di straordinario.”
Ci consigli un libro che per te è stato fondamentale o illuminante?
“Alzaia di Erri De Luca, perché, come ha scritto l’autore, “ in ogni voce c’è un dettaglio, un segmento di verità, un appunto da non dimenticare”.”