Quando sentiamo parlare di TED ci vengono subito in mente le idee.
“Ideas worth spreading” – idee che vale la pena condividere– non è solo uno slogan.
È il cuore pulsante di un progetto rivoluzionario. Venuto alla luce in California nel 1984 è stato poi esportato in tutto il mondo: cicli di conferenze tematiche che spaziano dalla Tecnologia al Design, dall’Educazione all’Intrattenimento.
Ed è proprio da qui, da uno dei payoff più famosi degli ultimi anni, che vale la pena cominciare.
Idee, parole, emozioni, vissuti.
Non è facile dare una definizione univoca se non concentrandosi sul denominatore comune: le storie. Storie di persone simili a noi, straordinariamente ordinarie eppure innovatrici, storie di sogni, di fallimenti, di modi nuovi di guardare il mondo. Racconti incredibili che spesso avevano soltanto la connotazione del desiderio e che poi sono diventate realtà. Parole e storie che il mondo, poi, l’hanno cambiato davvero.
A Torino, lo scorso 29 gennaio si è tenuto il primo grande evento TEDx italiano.
La “x” indica l’indipendenza dell’evento a livello locale, inserito nel circuito TED sotto licenza. Come il suo fratello maggiore si pone l’obiettivo di riunire individui, enti e comunità per organizzare short talks e condividere idee e intuizioni.
Per farlo, la ricetta ha richiesto alcuni ingredienti:
Il titolo. This Must Be the Place.
Il tema. I luoghi.
Le sessioni. Le persone, il cambiamento, il pianeta
I numeri. 1 palco, 23 speaker, 3 sessioni, 500 biglietti disponibili, tra 5 e 14 minuti per esporre la propria idea.
Presso la sala Cinquecento del Centro Congressi del Lingotto abbiamo assistito alla consueta eppure sempre nuova magia di TED. Un modo unico di coinvolgere la platea. Di rendere accessibile a tutti la conoscenza e semplice qualsiasi argomento, perché a parlarne c’è chi lo vive davvero. E così, tra artisti emergenti, meteorologi, storyteller, innovatori ed ex allenatori questa ricetta di successo ci ha travolti, ci ha fatto emozionare, ci ha consegnato spunti su cui riflettere.
Ma soprattutto, è stata l’occasione, ancora una volta, per partire dal particolare ed arrivare all’universale. In un’epoca in cui è tutto veloce, readymade, to go,siamo riusciti ad arrivare a quel cuore pulsante. Il luogo dove le cose hanno inizio: noi. Le idee che si sono susseguite sul palco e fuori- perché il bello di un evento TED è anche questo- sono state tante. Tutte incredibili, innovative, sorprendenti. Idee che ci fanno venir voglia di credere ancora in noi stessi e nella infinita potenzialità umana.
Coadiuvati dalla comunicazione e filmati, gli interventi sono poi stati messi in rete e tradotti, in modo da poter diventare patrimonio di tutti e fruibili in ogni parte del pianeta. I TED Talks funzionano perché ispirano le persone a cambiare, a credere, a migliorare.
This Must be the Place è stato in contemporanea un luogo e un non luogo.
Oltre ad essere un brano dei Talking Heads e il titolo di un film di Sorrentino la frase riassume perfettamente la sensazione del sentirsi costantemente incompleti. È il miraggio nel deserto, la meta di approdo temporanea dopo un lungo viaggio. Quella che ci fa dire ” Dev’esser questo il posto”. Il posto dove dovrei sentirmi a casa, completo, realizzato. E invece completi non lo siamo mai, perché le idee fanno così. Ci portano sempre sull’orlo dell’ignoto, ci spingono ad avanzare, anche se non sappiamo bene quale sarà il prossimo passo da intraprendere. Questa è la potenza meravigliosa delle idee, è questo quel Must che è motore di ogni nostra azione.
Il mondo ha bisogno di punti nuovi e straordinari da cui partire. Le idee vivono, mutano, si allontanano e poi ritornano e hanno bisogno di noi per lasciarsi accadere.
“L’ispirazione esiste, ma deve trovarti già al lavoro”
-P.Picasso