#madaminturin parla con la voce delle donne “sabaude” e dei loro gesti. Una rubrica in cui esse sono le vere protagoniste delle storie.
Madamin è la prima parola in piemontese che ho imparato quando mi sono trasferita anni fa a Torino. In una viuzza del centro c’era l’antica bottega di un maslé (macellaio) che chiamava in questo modo – con una galanteria d’altri tempi – tutte le donne che entravano in negozio. Mi era sembrato un termine tanto garbato ed elegante, che ho proposto di prenderlo in prestito per realizzare questa rubrica.
Parleremo di quelle madamin che a Torino ci sono nate, ci hanno vissuto o vi sono semplicemente passate lasciando il loro inconfondibile tocco in città. Donne di ieri e di oggi che hanno affrontato il passato immaginando il futuro. Reinventando il modo di pensare il mondo.
Questione di gap
Perché donne sì e uomini no? Perché è innegabile: dei secondi si parla molto, delle prime ancora troppo poco.
Non abbiamo (ancora) gli strumenti definitivi per eliminare il “gap”, ma abbiamo una voce e possiamo usarla affinché si trovi il bandolo di questa matassa.
Affinché Penelope finisca quella maledetta tela senza aver paura dei Proci, affinché Arianna non aspetti invano dall’altro capo del filo.
Racconteremo storie vere le cui protagoniste sono davvero tali (e non di contorno) e la cui impronta è fresca nella “capitale sabauda”. Che esse siano principesse, imprenditrici, scienziate poco importa ai fini della trama, è indispensabile invece per la Storia.
Ti dirò di più, se conosci qualche madamin che credi sia perfetta per questa rubrica scrivici, non vediamo l’ora di conoscerla!
Testo di Emilia Bifano