La necessità aguzza l’ingegno: mi è sempre piaciuto questo proverbio.
Immagino la necessità come un gigantesco temperino che rende la nostra mente più appuntita, netta, precisa, capace di unire con un tratto cose prima disgiunte e creare qualcosa di nuovo.
Il COVID-19 si è rivelato uno dei temperini più grossi che l’umanità abbia mai visto dopo quello, pure oscenamente ingombrante, della guerra.
La sua lama, che come quella del rasoio di Occam ci ha costretto all’essenzialità di mezzi e risorse, ha però allo stesso tempo rimosso il chiasso e le distrazioni che spesso ci impediscono di immaginare le cose e realizzarle.
Ossigeno 3D
Il primo a soffrire fu il nostro sistema sanitario (che per quanto bistrattato è pur sempre uno dei migliori del mondo): le terapie intensive non riuscivano a far fronte a i numeri e ai ritmi imposti dalla prima ondata di contagi.
Al cuore del problema c’erano soprattutto i respiratori, necessari per contenere l’insufficienza polmonare acuta che accompagnava i casi più gravi di infezione da coronavirus: il 13 marzo 2020 ad esempio, all’ospedale di Brescia vengono a mancare le valvole usa e getta indispensabili per il funzionamento di questi dispositivi.
Come ci si può immaginare, il pezzo è difficile da reperire sul mercato e l’azienda produttrice sommersa di ordinazioni da mezzo mondo.
Il tempo passa e il rischio che i pazienti rimangano senza ossigeno aumenta. Finalmente l’idea: realizziamo le valvole con la tecnologia della stampa 3D!
Ma si può fare? Chi può farlo?
Parte un tam-tam che dalla direzione dell’Ospedale raggiunge Il Giornale di Brescia, quindi il fisico Massimo Temporelli, Founder di FabLab. I suoi laboratori a Milano sono chiusi per l’emergenza e comunque troppo lontani – ma il suo network di Fab lab è operativo 24/7 e soprattutto molto esteso.
Si giunge così a Cristian Fracassi e Alessandro Ramaioli, ingegneri bresciani in possesso – sorpresa – della preziosa stampante 3D.
In poche ore i primi pezzi sono pronti per i test indispensabili per l’approvazione, che arriva rapidamente.
“È bello vedere, grazie a un’intuizione e a un po’ di intraprendenza, che si possa provare a risolvere un problema così grande con una tecnologia di cui tutti parlano, ma nessuno sa come funzioni veramente”.
Massimo Temporelli.
Snorkeling Salvavita
Ma l’emergenza continua, il temperino gira e l’ingegno non ha tempo di riposare. Ecco che vengono a mancare anche le maschere C-PAP, dei dispositivi che aiutano la respirazione dei pazienti in terapia sub-intensiva.
Ricordandosi del successo delle valvole, il Dott. Renato Favero, ex primario dell’Ospedale di Gardone Valtrompia, ha contattato la Isinnova, la startup fondata da Cristian Fracassi per proporgli di realizzare le maschere C-PAP riadattando quelle da snorkeling – disponibili in grande quantità sul mercato.
Stavolta è Fracassi a contattare Temporelli, per chiedergli se nella sua rete di contatti ci fosse anche Decathlon, principale distributore di questo tipo di maschere.
In breve tempo, centinaia di maschere “modificate” (e provvisorie, il cui uso era possibile solo in virtù dello stato di necessità) raggiungono gli ospedali a supporto dei pazienti.
Homo Artificialis: tecnologia umanizzante
Nel suo talk a Ready Player X, Massimo Temporelli ci ha parlato di tecnologia come fattore umanizzante: tecnologia intesa come tutti gli oggetti artificiali che circondano l’uomo, come organismo in continua evoluzione, che non ci disumanizza, ma anzi definisce la nostra umanità.