Vi presentiamo il nostro team attraverso un gioco inventato da scienziati esperti in amore
Arthur Aron, uno psicologo americano, ha dimostrato che ogni persona si può innamorare di ogni altra persona. Basta guardarla negli occhi. Basta aprirsi e parlare. Basta rispondere a 36 domande proggettate dai ricercatori per sentire un connessione speciale col proprio interlocutore.
Abbiamo scelto alcune di queste domande magiche e intervistato i volontari TEDxTorino, proprio le persone che stanno lavorando ad un un evento TEDx fantastico. Non siate timidi, arrivate a conoscerli prima del nostro evento di gennaio! E se dopo la lettura non siete ancora innamorati? Potete venire e parlare direttamente con noi, risponderemo a tutte le domande.
Cosa ti fa ridere?
GIANLUCA: Ogni cosa. Tutto mi fa ridere. Bisognerebbe trovare sempre qualcosa per cui ridere. A lavoro, a scuola, in treno, a tavola. La natura mi fa ridere, gli animali mi fanno fare le risate più sincere.
Le persone che tendono a sdrammatizzare sono viste dalla nostra società come immature e poco serie. Invece io credo che sia una qualità preziosa che ci permette di affrontare la vita sotto un diverso punto di vista.
Non si risolvono certamente i problemi della vita facendo una risata, ma si possono affrontare con più forza. Perchè ridere è forza. Forza di combattere, di rialzarsi, di andare avanti.
Detto ciò, fatevi una risata!
Se tu potessi cambiare qualcosa del modo in cui sei stato cresciuto, quale sarebbe?
ENRICO: C’è una cosa apparentemente superficiale che, penso, mi sarebbe piaciuto decisamente ricevere durante la mia infanzia: l’insegnamento della lingua araba.
Il lato materno della mia famiglia è vissuto per quattro generazioni, circa, in Tunisia, (famiglia siciliana che a fine ottocento emigra in Africa in cerca di fortuna) finchè nel 1947 mio nonno materno con mia nonna e i loro 3 figli grandi tornano, come profughi appunto in Italia.
Allora, mio nonno Antonio, oltre all’italiano/siculo dei migranti, parlava la lingua araba, possibile che non gli sia venuto in mente che il piccolo Enrico avrebbe potuto facilmente imparare dal nonno l’arabo? Ma a quell’epoca in provincia di Torino non c’era minimamente la sensazione che quella lingua così lontana sarebbe stata così vicina, così parlata, così utile come pochi anni dopo.
Oggi che mi occupo di cultura, che mi occupo di eventi internazionali, che provo ad insegnare il dialogo, l’ascolto, a dare il mio contributo alla costruzione di una società meno superficiale, meno succube del pregiudizio e dello stereotipo; oggi che con la squadra di TEDxTorino proviamo a dire “this must be the place” con mille idee meravigliose e con tutta la coscienza di quanto il tutto sia, forse, utopico, penso che avere in tasca un po’ di quella lingua così distante sarebbe stato uno strumento prezioso in più, non solo per il dialogo con l’altro, forse, soprattutto, per il mio dialogo interiore…
Cosa ti piacerebbe lasciare di te agli altri?
ALESSIA: Jorge Luis Borges diceva che ogni persona che passa nella vita è unica. Lascia sempre un po’ di sé e si porta via un po’ di noi. Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla. Questa è la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.
Allora, ogni volta che incontro una persona, che sia il primo incontro o un’amicizia di vecchia data, cerco di immergermi nell’incontro, godermelo fino in fondo per poter crescere entrambi come individui, per imparare dagli altri e insegnare agli altri. Voglio lasciare a questa persona la bellezza dell’interazione e la capacità di condividere il suo miglioramento per poter crescere a mia volta. Di me voglio lasciare, invece, la consapevolezza di aver migliorato questa persona in uno o più campi della sua vita e lasciarle un sorriso perché il sorriso è speranza e amicizia.
TEDxTorino, ad esempio, mi arricchisce perché ho la possibilità di conoscere persone nuove e interagire con loro in maniera continua e approfondita; conoscere in loro, aspetti che, senza questa opportunità, non avrei mai conosciuto.
Se siamo consapevoli della possibilità di imparare e crescere grazie all’interazione, allora ogni incontro vale la pena di essere approfondito da entrambi e come disse Cicerone “Chi osserva un vero amico, osserva l’immagine di se stesso”.
Quale sarebbe il cambiamento migliore che vorresti vedere nel mondo?
AZZURRA: Nel rispondere a questa domanda non faccio riferimento alla pace nel mondo o esempi simili, che per quanto ideali, sono lontani. Piuttosto, in un’ottica egoistica, ma non narcisistica, vorrei che almeno uno dei cambiamenti migliori da vedere fosse me stessa.
Ciò nasce dalla consapevolezza in base alla quale, al di là di qualsiasi traguardo, dei numeri e del fattore tempo, la prima forma di successo è quella rilevata in se stessi. Il successo a cui penso, quindi dovrebbe essere fatto della realizzazione del proprio sè, delle proprie aspirazioni diventate concrete e non più un tendere o un divenire.
Così, ciascuno compie un proprio percorso costruttivo durante il quale ci sono dei bivi, delle deviazioni o incroci come accade con TEDxTorino. Questo contesto, ad esempio, è utile per la costruzione e il miglioramento del proprio sè partendo dal confronto con gli altri e dal mettersi in gioco. Il giorno in cui me ne hanno parlato, ho pensato subito che fosse una buona occasione per superare i miei limiti e aggiungere un mattoncino, o anche più, al percorso di costruzione della persona che sono oggi e di quella che sarò.
VALERIA La cosa che ho sempre pensato di voler vedere nel mondo è un cambiamento radicale della distribuzione e della gestione delle risorse. Mi piacerebbe vedere una razionalità nell’utilizzo delle stesse, creando maggiore equità e meno spreco.
TEDxTorino rappresenta la possibilità di iniziare a concretizzare questa possibile utopia; spero, infatti, di incontrare persone che abbiano voglia di spendersi per apportare benessere alla collettività.
Sarebbe bellissimo se delle menti geniali, potessero dare il loro contributo al mondo: suggerendo, proponendo, presentando idee che possano evitare sprechi di acqua, inquinamento di aria, una maggiore biocompatibilità. Delle idee smart, innovative, sostenibili, che possano apportare una maggiore distribuzione di benessere nel mondo e migliorare la qualità della vita di tutti i popoli e delle eteogenità del mondo.
Per quali cose della tua vita ti senti più fortunato o grato?
NICOLA: Quando ero ancora piccolo piccolo, nella pancia di mamma, ho rischiato di morire a causa del cordone ombelicale eccessivamente corto. Oggi, quell’episodio mi rende estremamente grato della mia forza d’animo che dal buio mi ha condotto alla piena luce.
Un altro momento in cui posso dire di essere stato grato riguarda gli anni trascorsi in una scuola salesiana, la cui esperienza ha messo in crisi la mia fede e mi ha dato forza per esplorare le religioni e la spiritualità irrobustendo la mia consapevolezza verso l’intrinseca bontà dell’uomo, al di là dei diversi punti di vista.
La costrizione che è stata data alla mia anima in quella circostanza, le ha permesso di espandersi anni più tardi con la scelta della facoltà di Architettura che mi ha permesso di studiare il sistema uomo – ambiente per comprendere le varie scale di interazione tra loro mediate dagli edifici: questa sinergia molto stretta genera sia la sensazione di benessere in un ambiente, quanto il senso di meraviglia davanti a qualcosa che riteniamo impossibile per l’uomo da costruire.
In ultimo sono grato alla fotografia: credo semplicemente sia il miglior strumento per catturare spazio e tempo condividendolo con gli altri secondo la nostra volontà, ricordando una situazione, un momento della vita o un’emozione precisa come i viaggi con mio mio padre, grazie al quale ho assimilato usi e tradizioni differenti che mi hanno reso un “cittadino del mondo” prima che della mia natia patria: Venezia.
Come ti piacerebbe essere ricordata?
BARBARA G: Sorridente, come quando si è raggiunto un rifugio in montagna, e tutti stanno guardando il panorama. Come quando incontri un amico dopo tanto tempo. Come quando vedi una persona a te cara che ti aspetta alla stazione. Come quando vedi il mare dopo tanto tempo.
Che cos’è più importante nella vita?
ROBERTA: Piu importante nella vita, per me, è vivere la vita, far si che non ci sia qualcosa (attività, azione, pensiero) che tolga spazio a qualcos’altro.
Bisogna lavorare per vivere e non viceversa, in modo da trovare un giusto equilibrio per poter fare o godere di tutte le cose che si desiderano, nel lavoro e nel tempo libero. Bisogna, anche, trovare spazio per seguire tutte quella attivita che non sono necessariamente redditizie – un’ attività di volontariato, ad esempio, come potrebbe essere TEDxTorino.
Ecco, tutto questo e’ importante nella vita !
Ti capita mai di provare quello che devi dire prima di fare una telefonata?
ANDREA R. : Sì, mi capita di provare sia oralmente sia per iscritto, facendo delle possibili simulazioni tra me e me. Quello che devo dire durante una telefonata, lo faccio perché mi dà più sicurezza e spero durante la telefonata di essere più professionale.
Come sarebbe per te un giorno “perfetto”?
OLGA: Mi alzerei presto, una mattina soleggiata, in una città italiana, con abbastanza tempo per fare un bagno, bevendo un cappuccino e ascoltando la radio in vasca. Per la colazione mi vedrei già in una caffetteria piena di gente.
Poi, tutto il giorno sarebbe fatto di incontri con persone interessanti alle quali potrei fare tante domande, e di occasioni per imparare cose nuove o sviluppare mie passioni. Una conferenza potrebbe essere il modo di rendere il giorno soddisfacente, e una conferenza TEDx sarebbe un impegno proprio perfetto!
Per riposarmi preferirei pranzare da sola, seduta tranquilla in un ristorante, leggendo la stampa o un e-book. Mi piacerebbe camminare ascoltando la musica. In serata, invece, vorrei fare un aperitivo con un gruppo di amici, e poi andare al teatro, o in una versione alternativa, a un concerto o al cinema. Proseguendo insieme a loro fino a cena fuori parlando di ciò che abbiamo visto. Per concludere, ci potremmo spostare ad una festa a casa per parlare e ballare con tanta gente, e poi con un gruppo più piccolo scappare per una passeggiata in giro per la città, per tutta la notte fino al mattino successivo!
Quali sono le cose che per te contano di più in un rapporto di amicizia?
CHIARA: Le cose che per me contano di più in un rapporto di amicizia sono la sincerità, la fiducia, il rispetto e l’affetto. Una persona amica è una persona dalla quale mi aspetto il rispetto di questi quattro elementi.
Una persona amica è qualcuno su cui poter contare, a cui poter raccontare le proprie esperienze senza aver paura del suo giudizio, qualcuno che gioisce dei tuoi successi e ti sprona a superare i tuoi fallimenti, che si senta libero di dire ciò che pensa di te e non senta la necessità di doverti nascondere dei lati del suo carattere.
SILVIA: L’amicizia, per me è un sentimento profondo che lega due persone. Vera amicizia è il sapere di poter contare su qualcuno, è dividere i tuoi problemi con un’altra persona, è ridere insieme, è parlare senza essere giudicati perchè l’amico ti accetta per come sei, senza forzarti a cambiare ne tantomeno usarti a convenienza. Gli amici sono coloro con cui ti piace passare del tempo, coloro che ti capiscono e che di te conoscono e apprezzano i difetti, un porto sicuro su cui puoi sempre contare!
L’amicizia vera e profonda purtroppo però è molto rara, ma quando la si trova è qualcosa di eccezionale. Purtroppo con il tempo si cambia, cambiano le prospettive, i desideri, le aspirazioni, le passioni e di conseguenza si rischia di allontanarsi da amici che non si vedono per molto tempo (magari perchè si abita in città differenti, si va a studiare o lavorare all’estero ecc…) e quindi quel rapporto speciale sembra affievolirsi. Il vero amico però è quella persona che puoi anche non rivedere per anni ma quando la rivedi sembra tutto come prima. E’ quella persona che ti fa sentire a casa.
Qual è il traguardo più importante che hai raggiunto nella tua vita?
BARBARA M: Quello di imparare a stare bene da sola. Inizialmente sentivo il costante bisogno di stare in compagnia, era come se la mia felicità dovesse dipendere sempre e comunque da qualcuno. Questo faceva sì che il restare da sola mi spaventasse. Ora invece qualcosa è cambiato, rimanere a casa da sola è diventato uno dei momenti che preferisco. Amo passare del tempo solo per me, solo con me.
Ora sento maggiormente la bellezza dello stare insieme, del condividere perché non è più un bisogno ma semplice e puro piacere. Tutto questo perché ho finalmente imparato a piacermi e bastarmi. La mia vita è piena e meravigliosa e con tutte le persone che conosco e che incontro lo è solo ancora di più e, soprattutto, ora posso dargli qualcosa in più.
Se tu sapessi che entro un anno improvvisamente morirai, cambieresti qualcosa del modo in cui stai vivendo?
MICHELE: Certamente, di fronte alla consapevolezza di avere davanti a me solo 365 giorni in questo mondo, la mia vita cambierebbe del tutto. La maggior parte degli sforzi economici e lavorativi che compiàmo ogni giorno sono rivolti al benessere nel medio/lungo termine, e l’assenza di una prospettiva futura renderebbe vani questi sforzi.
Stilerei di getto una lista di “desideri” e traguardi non ancora realizzati (la famosa lista delle “100 cose da fare prima di morire” che di tanto in tanto aggiorno nella mia mente), tenterei di coinvolgere il maggior numero di persone a me care in questo folle progetto, e mi dedicherei completamente al pieno godimento di ogni minuto che mi resta, assaporando ogni attimo di gioia, stupore, fatica, intimità, sconforto.
Prima della fine farei un gesto coerente con il mio pensiero e che possa essere da esempio per tutti coloro che, asfissiati dalle responsabilità e dai sacrifici di una vita frenetica, accecati dal lavoro, dall’aspirazione al successo, dal denaro, si sono dimenticati che la vita è, in ogni caso, un percorso temporaneo che non dobbiamo dimenticarci di vivere pienamente. Allora mi raccoglierei nella solitudine di una piccola baita, su un monte, allietato da buona musica, in pace dei sensi aspettando la fine, sorridente e senza rimpianti.
Che cosa è più importante nella vita?
KATE: Motivazione, movimento, curiosità. In una parola, l’energia, quella che diamo e riceviamo facendo ogni cosa. Ciò che mi rende felice ogni giorno è condividere energie positive, quelle dei sorrisi con il mondo intorno a me. Ad esempio, faccio parte di un gioco in cui ogni persona deve semplicemente sorridere ad uno sconosciuto, e ho notato che scambiare un sorriso quotidianamente davvero rende tutto migliore.
Poi, è anche importante nella vità tendere verso la crescita. Ciò, significa essere attivi e non fermarsi mai nella propria evoluzione e nella scoperta di qualcosa di nuovo. E’ necessario aprirsi al mondo e creare la propria “arte di vita”. Le mie idee possono essere riscontrate nella pellicola di Walter Mitty “ The Secret of Life”: “Osserva il mondo, le cose drammatiche che accadono, guardati alle spalle per trovare e sentire il prossimo.
Questo è lo scopo della Vita!
Azzurra Papalia
Olga Osuchowska