Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole un fiorePer fare un fiore ci vuole un ramo
Per fare il ramo ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il bosco
Per fare il bosco ci vuole il monte
Per fare il monte ci vuol la terra
Per far la terra ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
(Sergio Endrigo – Ci vuole un fiore)
Scommettiamo che leggendo queste strofe hai avuto la sensazione di tirar fuori qualcosa da una soffitta polverosa? Non posso darti torto: il brano risale al lontano 1974.
Le prime applicazioni pratiche dell’economia circolare risalgono proprio a quel periodo e – anche se dubito che a quel tempo l’autore sapesse cosa fosse – se letta con la giusta predisposizione d’animo, la canzone sembra parlare proprio di questo.
In fondo, il modello di economia circolare si ispira proprio ai cicli biologici, al principio che gli scarti di lavorazione e consumo debbano essere reimmessi in circolo.
Economia Circolare ed Economia Lineare
Per capire cosa sia l’economia circolare, l’ideale è partire dal suo opposto – l’economia lineare – che è quella attualmente preponderante.
Il modello attuale prevede l’impiego di risorse (materie prime, energia) per la produzione di beni di consumo, i quali, una volta esaurito il proprio scopo, vengono gettati via.
Un esempio che mi è capitato di sentire tempo fa è quello della caramella: viene prodotta, incartata, trasportata, acquistata, scartata e consumata. Il processo è una linea retta che va da produzione a rifiuto.
E quella minuscola, insignificante cartina di plastica, va a finire insieme a miliardi di altre minuscole, insignificanti cartine. Tutte perfettamente inutili, buone solo a strozzare qualche cetaceo.
L’economia circolare si propone di evitare la formazione del rifiuto attraverso una miglior progettazione della produzione e della reintegrazione degli scarti nel ciclo produttivo: il processo qui è un cerchio, il cui punto finale coincide con quello iniziale di un nuovo processo. Proprio come il fiore di Sergio Endrigo.
Il modello di economia circolare si ispira liberamente al ciclo stesso della vita, nel cui contesto nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma (tante grazie, Lavoisier).
Un cambio di mentalità
Sarebbe bello se potessimo passare, dall’oggi al domani, a un modello di economia circolare, ma prima che un mutamento della tecnica, l’economia circolare richiede un cambio di mentalità: bisogna convincersi che il rifiuto non esiste. Un po’ come il cucchiaio di Matrix.
Nel contesto dell’economia circolare le componenti biologiche vengono compostate, quelle artificiali vengono riutilizzate.
Ma a differenza del semplice riciclaggio (sacrosanto), che interviene solo a valle del processo di consumo, l’economia circolare richiede un cambio anche a monte: bisogna cambiare il modo in cui i beni vengono progettati, così da prenderne in considerazione a priori il loro reintegro nel circolo produttivo.
Economia circolare: è nella nostra natura
Figli dell’ennesima rivoluzione industriale, ci siamo convinti che il tridente uso-consumo-scarto sia nella natura delle cose.
Spoiler alert – non solo non è nella natura delle cose, ma non è neppure nella nostra, e il mondo ce lo sta dicendo con forza sempre maggiore: siamo tutti connessi, facciamo parte di un circolo infinito.
L’economia della natura è circolare, non lineare, e andrà avanti a prescindere dalle scelte dell’umanità – che può solo scegliere se finire o meno tra gli scarti di produzione che separano il tavolo dal fiore.
Un nuovo inizio
Cogliendo lo spirito dell’economia circolare, dove la fine di ogni cosa è l’inizio di una cosa nuova, ti suggerisco di dare un’occhiata al prossimo evento TEDxTorino.
Ferdinando de Blasio di Palizzi
(Foto: Laura Arsanto)