“Sul sesso si combatte da sempre una battaglia, che riguarda la libertà profonda dell’essere quello che si vuole, e in senso più ampio, il diritto alla felicità.”
Appare impossibile definire (e limitare) in una serie di categorie formali un personaggio del calibro di Silvia Corti, in arte Slavina, così lasciamo che siano la forza ed il valore delle sue stesse parole a introdursi. A This Must be the Place ci parlerà del rapporto con la sessualità e dell’importanza di attivare un processo di rivendicazione della propria intimità, con gli ostacoli e gli strumenti a disposizione nel contesto odierno.
Ci racconti in poche frasi cosa sta significando per te essere relatore di TEDxTorino?
“Un po’ di ansia da prestazione visto che so di incontrare un pubblico nuovo, curioso e aperto ma anche esigente. Un po’ di orgoglio perché approdo in un contesto “mainstream” dopo molti anni di lavoro nel circuito underground. Essere ospite per TEDxTorino per me è un riconoscimento non da poco, anche perché sono sicura che la mia presenza non è stata pensata solo come “mettiamo un po’ di pepe invitando la pornografa, che il sesso tira sempre” ma grazie ad un autentico interesse nei confronti dei contenuti e delle pratiche su cui lavoro. Questa consapevolezza mi fa affrontare con serenità anche l’ansia da prestazione di cui sopra.”
Cosa ti aspetti dalla giornata del 29 gennaio?
“Di imparare un sacco di cose nuove.”
Pensando a ciò che racconterai sul palco di TEDxTorino ma immaginando di essere su una ribalta simile tra dieci anni, cosa ti piacerebbe poter raccontare?
“Di come siamo riuscite a trasformare il sesso da merce scottante in risorsa socialmente utile alla convivenza e all’integrazione e valorizzazione delle differenze.”
Qual’è la prossima sfida che dovrai affrontare?
“Alzarsi la mattina e continuare a credere che il mondo può cambiare in meglio è sempre la prossima sfida. Il resto sono contingenze, possibilità… dettagli.”
Giochiamo allo “speed date delle idee”, scorrendo gli altri ospiti di TEDxTorino con chi ti piacerebbe fare una chiacchierata durante la conferenza?
“C’è l’imbarazzo della scelta. E sono attratta sia dalle persone con cui mi sembra di avere dei percorsi in comune (legati alla produzione culturale e all’intervento nel sociale) sia da chi si occupa di questioni piú lontane dalla mia realtá e dal mio modo di vedere e vivere il mondo.”
Il 29 avrai l’occasione di essere avvicinato da coloro che hanno assistito al Talk, c’è una domanda che ti piacerebbe ti facessero?
“Vieni a fare un laboratorio nel nostro spazio? che più che una domanda è una proposta ma penso che sia più consona al tipo di reazione che vorrei provocare nel pubblico. Piuttosto che rivolgersi a me ponendo delle questioni (che pure avrò piacere di ascoltare e provare a sciogliere) mi piacerebbe che ogni persona facesse a se stessa delle domande e che sentisse nascere dentro una gioiosa, implacabile necessità di approfondire e di cercare le sue risposte. Che l’ascolto sia attivo e generi partecipazione e voglia di mettersi in gioco in prima persona: non rinnego la mia natura di “esperta” ma preferisco condividere le mie conoscenze per generare protagonismo collettivo. Socializzare saperi senza fondare poteri, diceva Primo Moroni (che sarebbe stato un conferenziante TED magnifico).”
This Must Be The Place? Quali sono tre parole importanti che contraddistinguono quello che dovrebbe essere IL POSTO secondo te?
“Autonomia, comunicazione non violenta, amore diffuso.”
Quale oggetto non può mancare nel TUO POSTO?
“Una porta per uscire. E per rientrare.”
Ci consigli un libro che per te è stato fondamentale o illuminante?
“Difficile scegliere ma pensando all’oggetto della mia conferenza direi King kong girl di Virginie Despentes. Un testo fondamentale per capire le rivendicazioni del femminismo contemporaneo, specialmente quelle che hanno a che fare con la sessualitá.”