A Torino, se dici cooperazione, dici Casa del Quartiere.
Tutti sanno cosa sono, ma forse non tutti sanno come funzionano: ne parliamo con Giulietta Alfieri, responsabile della Casa del Quartiere di San Salvario, in occasione del suo speech a Humans in CO – evento firmato TEDxTorino
Cosa bolle in pentola?
Stiamo lavorando su due versanti: da un lato continua il nostro impegno sulla singola Casa del Quartiere, dall’altro siamo ingaggiati in un progetto che coinvolge luoghi simili.
Cooperazione a San Salvario: l’impresa possibile
La Casa del Quartiere di San Salvario è molto ben avviata, ospita moltissimi progetti e attività, che però spesso hanno una durata limitata, determinata dal vincolo del finanziamento alla singola iniziativa.
Oltre ad avviarne di nuovi, mi piacerebbe far sì che servizi utili come la ludoteca per i bambini al mattino o lo sportello lavoro, già attivi, continuino a esserci.
Sarebbe bello che questi servizi, avviati con progetti di durata limitata, potessero invece essere offerti alla popolazione in maniera stabile; che una volta esaurito il finanziamento del singolo progetto, si potessero trovare in autonomia le risorse per continuare.
La Casa e la Piazza
Un altro obiettivo importante è quello di trovare il modo di sistemare definitivamente la piazza antistante la Casa del Quartiere (Piazza Donatello), che è lasciata un po’ a sé stessa.
Da parte nostra cerchiamo di riqualificarla anche attraverso attività all’aperto e l’utilizzo attivo e partecipato di quello spazio.
Ma dovrebbe innanzitutto essere realizzato un intervento di carattere urbanistico, che purtroppo non dipende da noi, ma dal Comune.
Questo perché una volta che rendi bello un posto, diventa molto più complicato abbruttirlo.
Se viceversa è già tenuto male, è molto più facile.
Case del Quartiere in CO
Anche sul versante della cooperazione con altre realtà stiamo lavorando molto.
Al momento faccio parte del direttivo di un’altra associazione, che è la Rete delle Case del Quartiere: lo sviluppo che stiamo progettando insieme è quello di crearne di nuove, su altri territori cittadini, come vorrebbe il comune.
Una casa del quartiere però non è qualcosa che puoi decidere dall’alto, deve venire dal basso, soddisfare esigenze spontanee del territorio.
Un modello da esportare
Siamo stati contattati da altre città, tra cui Milano, Genova e Bologna, interessate a replicare questo modello: segno che si tratta di un modello attraente, in grado di invogliare la gente alla cooperazione!